Intervista a Giovanna Iannantuoni
Di nuovo una donna alla guida dell’Università di Milano-Bicocca
Leggendo il suo curriculum mi ha molto
incuriosito il suo studio dell’applicazione
dei modelli di teoria dei giochi ai sistemi
elettorali. Qual è la struttura logica di
tale studio e come si concretizza nelle
applicazioni reali?
La teoria dei giochi è una disciplina recente
che ha basi matematiche e si occupa di
analizzare il comportamento di più individui
che si rapportano fra loro. La teoria dei giochi
applicata ai sistemi elettorali permette,
dunque, di comprendere le scelte razionali di
tutti gli agenti coinvolti: elettori, candidati e
organi di governo. Il tema è interessante anche
grazie alla sua efficacia sociale, lo studio dei
sistemi elettorali può essere significativo per
garantire il benessere dei Paesi.
Prima della sua recente nomina a Rettrice,
lei è stata Presidente della Scuola di
Dottorato per la stessa Università. Qual è
stata la sua impostazione in quest’ambito?
Quali le innovazioni?
Questa esperienza è stata per me
un’occasione unica per conoscere da vicino
i Dipartimenti dell’Ateneo, collaborando
con i colleghi di tutte le aree in quattro
direzioni: valorizzare l’apporto dei dottorati
sul fondo di finanziamento ordinario;
innovare profondamente la didattica
multidisciplinare offerta agli studenti;
investire sull’internazionalizzazione sia dei
collegi docenti che degli studenti; puntare
sul rapporto con le imprese nazionali ed
internazionali, firmando in tre anni oltre 140
dottorati industriali.
Dal 1 ottobre del 2019 lei è Rettrice
dell’Università degli Studi di Milano-
Bicocca. Qual è stata la carta vincente
della sua campagna elettorale e del suo
programma che l’ha portata all’elezione?
La decisione di presentare la mia
candidatura si è fondata su una profonda
riflessione personale e sul dialogo con
numerosi colleghi che mi ha portato a stilare
un ampio programma, volto alla crescita
dell’Università verso nuovi obiettivi scientifici
ed umani.
Ho sviluppato il mio programma su nove linee strategiche, ovvero: governance, organizzazione, ricerca, didattica, terza missione e ricerca commissionata, rapporti con il territorio e sostenibilità, valorizzazione delle persone, bilancio, internazionalizzazione, e per ognuno di questi temi ho presentato la mia idea di sviluppo, considerando tutto quanto sia stato già fatto ad oggi all’interno dell’Ateneo. Il programma tiene conto della mia esperienza svolta in molti Atenei internazionali, ma anche del lavoro intenso di ascolto e dialogo con tutte le componenti ed aree di questo Ateneo. Esso è, quindi, il frutto del lavoro collettivo di tutti coloro con cui ho dialogato, raccogliendo le critiche, le proposte e soprattutto le aspirazioni di ognuno.
Credo che una comunità scientifica il cui principale obiettivo è la crescita e la diffusione della conoscenza debba fondarsi sulla partecipazione e condivisione delle decisioni di tutte le sue componenti, secondo il principio che la cultura è cuore e anima della democrazia. Di questo concetto ho profonda convinzione e sarà alla base di ogni mia azione nel mio ruolo di Rettrice.
Delle 83 Università italiane solo 6 (oltre
Università di Milano-Bicocca, Università
di Cagliari, Università Orientale di Napoli,
Università per Stranieri di Perugia,
Scuola Sant’Anna di Pisa, Università della
Basilicata) hanno una Rettore donna,
rappresentando quindi solo il 7% del
totale; veramente una bassa percentuale. è
l’ennesima dimostrazione dell’esistenza del
“soffitto di cristallo”? Perché secondo lei le
donne ricoprono con percentuali così basse
posti di dirigenza?
Io sono Rettrice dell’Università di Milano-
Bicocca, ma prima ancora sono una donna e
una mamma, e so che per valicare il soffitto
di cristallo si frappongono ostacoli di natura
sociale e culturale che vedono in diversi
settori, compreso quello universitario, gli
uomini occupare posizioni di rilievo e apicali
rispetto alle colleghe donne. L’Università di
Milano-Bicocca in questo senso è pioniera: la
prima università italiana a essere stata diretta
da un rettore e un direttore generale donna.
Io succedo come Rettrice a un’altra donna.
L’Ateneo, nel complesso, consegue risultati
migliori rispetto alla media nazionale: con il
primo bilancio di genere d’Ateneo abbiamo
analizzato che le donne rappresentano il 44
per cento del corpo docente, il 60 per cento del
personale tecnico-amministrativo e il 62 per
cento degli studenti.
Ritiene che il fatto di essere donna
l’abbia avvantaggiata o svantaggiata nella
realizzazione della sua brillante carriera?
Pensa che il genere influisca su questa?
Per me non è sempre stato facile conciliare
la vita professionale con quella personale,
ma credo che con impegno, organizzazione
e dedizione sia possibile tutelare la libertà di
espressione di tutte le parti di sé. Questo è
un tema molto importante per me, il genere
influisce ancora sulla carriera e i dati sono
ancora allarmanti in merito. Secondo l’Istat la
conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di
vita familiare risulta difficoltosa per più di un
terzo degli occupati (35,1%) con responsabilità
di cura nei confronti di figli, ma le donne non
devono scegliere tra carriera e famiglia.
Tra le azioni che vengono suggerite
in diversi ambiti per il raggiungimento
dell’uguaglianza di genere c’è quella che
riguarda il “linguaggio di genere”, che
consiste nell’esprimere al femminile i
sostantivi che indicano i ruoli, tipicamente
espressi al maschile nella lingua italiana. Lei
condivide certamente questo modo poiché
si è subito indentificata nel suo ruolo come
Rettrice. Ritiene che questo sia un fatto
sostanziale?
I diritti vengono riconosciuti, disciplinati e
tutelati anche attraverso le parole, e l’uso delle
parole incide sull’efficacia e sulla realizzazione
della parità di genere, per questo scelgo di
farmi chiamare Rettrice.
Ha già in programma delle azioni per
favorire l’eguaglianza di genere nella sua
Università?
Un Ateneo deve interrogarsi sulle questioni
delle differenze di genere, sviluppando
strategie adeguate per garantire pari
opportunità nelle carriere professionali e per
favorire il life balance delle lavoratrici e dei
lavoratori, in un’ottica di valorizzazione delle
risorse delle donne e degli uomini.
Politica e progetti di welfare dell’Ateneo certamente contribuiscono in tal senso. Ad esempio investiamo nel progetto Bambini Bicocca, il primo spin off socio-culturale italiano che coordina la gestione del nido e della scuola dell’infanzia e intendiamo, inoltre, espandere l’offerta di servizi di welfare aziendale, aumentando l’offerta di servizi in convenzione per personale docente e tecnicoamministrativo. Queste politiche, insieme a quelle volte a promuovere un Ateneo sostenibile, saranno finalizzate a migliorare la qualità della vita di chi lavora nella nostra Università. Sarà mio impegno, inoltre, sostenere percorsi formativi e campagne di sensibilizzazione per superare gli stereotipi di genere.
Sara Pirrone
CPO-SIF