Intervista a Massimo Inguscio

Gustavo Colonnetti e il CNR


In occasione del 96° anniversario del CNR, Lei ha ricordato all’Accademia dei Lincei, che fu la prima sede del CNR all’atto della sua fondazione, la figura di Gustavo Colonnetti. Perché Colonnetti?

Perché Gustavo Colonnetti è stato un illustre accademico dei Lincei e un importante presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche in un periodo cruciale per la Storia della Repubblica. Egli è uno dei tanti testimoni delle sinergie che ci sono sempre state tra l’Accademia Nazionale dei Lincei e il CNR in 96 anni di storia, a cominciare dalla sua fondazione ad opera di Vito Volterra, primo presidente del CNR e già presidente dell’Accademia dei Lincei nonché della Società Italiana di Fisica.

La figura di Colonnetti è un po’ legata a quella di Vito Volterra. Nel 1922 a soli 36 anni Colonnetti fu il più giovane direttore, allora equivalente a rettore, del Politecnico di Torino che era stato fondato anche a seguito del lavoro istitutivo proprio di Vito Volterra che aveva avuto un ruolo da protagonista in seno alla Regia Commissione appositamente istituita. Colonnetti avrebbe lasciato la direzione dopo soli 3 anni per la sua mancata adesione al partito fascista e la sua carriera di professore universitario, prima di meccanica e poi di scienza delle costruzioni, risentì in vario modo del clima creato dal regime. Nel 1941, pur non essendo ebreo, avrebbe lasciato il posto di professore al Politecnico per spostarsi in Svizzera, a Losanna in qualità di visiting professor all’Ecole des Ingénieurs. A Losanna la gran parte del suo lavoro fu rivolta alla creazione e alla direzione dei campi universitari per internati militari italiani.

Ed è proprio dalla Svizzera, via Lione, che nel dicembre del 1944 un aereo militare riporta gli esuli in patria, a Roma: tra questi Gustavo Colonnetti e la moglie Laura e il futuro secondo Presidente della Repubblica Luigi Einaudi con la moglie.

Di lì a poco il Consiglio dei Ministri delibera la momentanea trasformazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche in “Centro di consulenza tecnica del Governo per i problemi della ricostruzione” e nomina suo presidente proprio Gustavo Colonnetti. Nell’acronimo CNR, la “R” di Ricerca era dunque intesa come Ricostruzione: è con la ricerca e con la politica della ricerca che si produce progresso, benessere, democrazia e si costruisce il futuro.

Torniamo nel dopoguerra al CNR e alla fisica.

Colonnetti avrebbe ricoperto la carica di presidente del CNR fino al 1956 al compimento dei suoi 70 anni. Per ricostruire e rendere operativo il CNR in tempi brevi Colonnetti fa emanare il Decreto Luogotenenziale con il quale l’ente diviene organo dello Stato alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con personalità giuridica autonoma, e con funzione di rappresentanza della comunità scientifica nazionale. Colonnetti avvia così una riorganizzazione profonda dell’ente per adeguarlo alle nuove sfide. Infatti, costituisce nuovi centri di studio, ad esempio il Centro di studio per gli ioni veloci a Padova, seme iniziale dell’importante avventura nella fisica dei plasmi.

A Roma Colonnetti istituisce un Centro di studio per la Fisica Nucleare che è il primo tassello di quell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che sarebbe nato nel 1951 avendo come primo presidente Gilberto Bernardini e poi Edoardo Amaldi, allora direttore del Centro di Fisica Nucleare del CNR.

Con Colonnetti presidente, il CNR ha garantito il primo contributo finanziario al futuro CERN di Ginevra, alla cui attività sono legati i nomi di tanti illustri Lincei: Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini, Giorgio Salvini, Luigi Radicati, Emilio Picasso, Nicola Cabibbo, Italo Mannelli, Milla Baldo Ceolin, Gabriele Veneziano ... Ora il CERN è diretto da Fabiola Gianotti e in precedenza lo è stato da altri due Italiani, Carlo Rubbia e Luciano Maiani, quest’ultimo mio illustre predecessore come presidente del CNR.

Continuando con la riorganizzazione, Colonnetti avrebbe poi fondato a Torino l’Istituto Dinamometrico, dando importanza alla scienza delle misure in Italia, istituto che insieme all’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris, sarebbe poi diventato l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica per me motivo di personale coinvolgimento, poiché ho avuto l’onore di esserne stato presidente, subito prima della mia nomina a presidente del CNR.

Colonnetti, grande organizzatore della scienza, diede anche un essenziale contributo alla nostra Costituzione, ce lo ricorda?

Colonnetti, insieme a Umberto Nobile e Giuseppe Firrao, che ne fu relatore in Assemblea, sostenne la necessità di integrare il testo dell’art. 9, uno dei più originali della nostra Costituzione, voluto inizialmente da Concetto Marchesi e Aldo Moro per assicurare la tutela dei beni culturali alla Repubblica, aggiungendo “e la ricerca scientifica e tecnica” allo “sviluppo della cultura” e alla “tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico”.

All’epoca questi temi sembravano temi distinti. Oggi sappiamo che per un’Italia prospera, sicura e all’avanguardia nel mondo questi sono temi completamente interconnessi. Abbiamo bisogno dello sviluppo scientifico per vivere meglio in modo più democratico, più sicuro, più salutare in questo nostro pianeta, nelle nostre città, nelle nostre campagne.

È di tutta evidenza che quella strategia vincente di sinergia tra università, ricerca pubblica e industria è validissima ancor oggi, con la chiara precondizione che alla base di tutto il progresso resta “... quell’insaziabile imperativo dello spirito che è teso verso la conquista di sempre nuovi orizzonti”, come scritto allora nell’illustrazione dell’emendamento alla Costituzione. La spinta fondamentale risiede cioè nella curiosità e, nella gran parte dei casi, la distinzione tra ricerca fondamentale e applicata risulta artificiosa e sicuramente contingente: la ricerca può essere solo di buona o cattiva qualità.

Qual è oggi l’eredità di Colonnetti per il CNR?

Il CNR ha operato una ridefinizione strategica della propria missione attraverso una programmazione articolata su macro obiettivi coerenti con le grandi sfide del Paese: cambiamenti climatici, bioeconomia, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, diagnosi e cura delle malattie neurovegetative e delle malattie rare, well being and active aging, intelligenza artificiale e sue applicazioni, mobilità sostenibile, studio e tutela dell’ambiente marino e costiero. Su questi obiettivi strategici il CNR ha fatto convergere le migliori competenze scientifiche e tecnologiche con una visione innovativa, fortemente multidisciplinare e strettamente connessa con il sistema universitario per valorizzare le risorse evitando dispersioni e duplicazioni.

Questi macro obiettivi hanno guidato le scelte di investimento dell’ente in termini di infrastrutture di ricerca e di reclutamento del personale, hanno favorito numerose azioni di riorganizzazione scientifica con una visione nazionale strategicamente declinata con le realtà territoriali anche per favorire specifiche filiere tecnologiche e con una speciale attenzione rivolta al Mezzogiorno e alla valorizzazione delle sue eccellenze scientifiche.

La riorganizzazione scientifica dell’ente è andata di pari passo a una importante riorganizzazione amministrativa e a politiche di sano contenimento della spesa che hanno consentito di operare in situazioni di finanziamenti che erano, e che continuano ad essere, difficili. Anche qui forse non c’è nulla di nuovo, e a testimonianza vorrei riprendere ancora una volta le parole di Colonnetti, che in una intervista radiofonica del dicembre del 1946 lamenta la scarsità di fondi destinati alla ricerca, derivante, lui sostiene, non dalle ristrettezze economiche o da volontà politica, ma “soprattutto per l’incomprensione degli organi preposti alla tutela delle finanze dello Stato. I quali sembrano non rendersi conto né dell’importanza né dell’urgenza di questa nostra attività”.

Sono parole queste di estrema attualità che mi permettono di ricordare Gustavo Colonnetti come uno splendido esempio di energie e cultura al servizio delle istituzioni. Questo è stato un dato costante durante tutta la storia del CNR.


L. Cifarelli
Presidente Onorario SIF