The Specola Vaticana

The Observatory of the Holy See

Richard D’Souza SJ, Gabriele Gionti SJ


La specola vaticana

1 Le origini della Specola

Per la maggior parte delle persone sapere che la Santa Sede ha un proprio osservatorio astronomico è spesso una sorpresa. L’attuale Specola Vaticana è stata fondata nel 1891 da Papa Leone XIII. La Chiesa ha sempre promosso studi di matematica, fisica e astronomia. Il curriculum della formazione dei chierici nel medioevo includeva lo studio dell’aritmetica, geometria e astronomia (nel famoso “quadrivio”, il programma di studio delle arti liberali). Sin dal 16° secolo, la Chiesa è stata la più grande sostenitrice della ricerca in astronomia. La motivazione iniziale era quella di risolvere i problemi esistenti con il calendario giuliano e prevedere in modo affidabile le date della Pasqua. Tra il 1650 e il 1750 le Chiese Cattoliche furono utilizzate come osservatori solari per far luce sulla controversa geometria del Sistema Solare. Nel XVIII e XIX secolo la Santa Sede sostenne attivamente la costruzione di osservatori dedicati specializzati nell’osservazione del nuovo fenomeno astronomico scoperto attraverso l’utilizzo dei telescopi. Con la conquista di Roma nel 1870 e l’espropriazione dell’osservatorio Papale del Collegio Romano nel 1873, il Papato si trovò privato delle sue istituzioni astronomiche. Ciò spinse Papa Leone XIII all’istituzione di un nuovo Osservatorio di proprietà del Vaticano il cui compito fu dichiarato nel Motu proprio Ut Mysticam del 1891, “sia a tutti chiaro che la Chiesa e i suoi Pastori non si oppongono alla vera e solida scienza, sia umana sia divina, ma che l’abbracciano, l’incoraggiano e la promuovono con tutto l’impegno possibile”.

Ma il fascino della Chiesa per l’astronomia risale più indietro ancora nel tempo. Lo studio della creazione nella Chiesa Cattolica è stato visto a lungo come un atto di adorazione del Creatore. Nella cosmologia di quel tempo, i movimenti degli oggetti nel cielo riflettevano la massima perfezione; c’era un’intima connessione tra il mondo fisico e il mondo metafisico. Comprendere quei movimenti delle stelle e dei pianeti ha avuto importanti implicazioni filosofiche e teologiche.

Tuttavia, il primo compito assegnato agli astronomi dalla Santa Sede fu il problema immediato e pratico di riformare il calendario Giuliano soggetto a errori e la precisa determinazione della data della Pasqua in modo che fosse stato pratico per la cristianità che si stava diffondendo fino all’Asia orientale e alle Americhe. Seguendo le istruzioni del concilio di Trento, Papa Gregorio XIII nel 1579 istituì una commissione per studiare i suggerimenti del medico e astronomo pugliese Luigi Giglio per correggere il calendario esistente. La commissione comprendeva Padre Ignazio Danti, OP, che installò una linea meridiana nella Torre dei venti di recente costruzione in Vaticano per dimostrare che il calendario giuliano aveva un errore di dieci giorni, e Padre Christophorus Clavius, SJ, matematico gesuita e astronomo del Collegio Romano. Il calendario Gregoriano riformato fu promulgato nel 1582. Su richiesta del Papa, Padre Clavius non solo scrisse il libro “Novi Calendari Romani Apologia”, per spiegare le esigenze della nuova riforma e calcolò le date di Pasqua per i seguenti 5000 anni, ma fece anche molto per divulgare il nuovo calendario Gregoriano. Dopo aver terminato il lavoro, Padre Clavius e i Gesuiti del Collegio Romano continuarono a fare ricerche di astronomia.

Il Collegio Romano, fondato da Sant’Ignazio nel 1551 e patrocinato da Gregorio XIII nel 1584, divenne rapidamente il principale istituto educativo del suo tempo, nonché un centro di ricerca astronomica. Grazie all’introduzione del corso in matematica, astronomia e scienze esatte ad opera di Padre Clavius, il Collegio avrebbe prodotto molti famosi astronomi Gesuiti: Padre Christof Scheiner (1576-1650) che studiò le macchie solari, Padre Orazio Grassi (1583-1654) e Padre Gilles-Francois de Gottignies (1630-1689) che studiarono le comete. Padre Nicola Zucchi nel 1616 costruì quello che fu il primo telescopio riflettore. Padre Atanasio Kircher (1601–1680) grazie al telescopio fece disegni dettagliati di Giove e Saturno, mentre Padre Riccioli e Grimaldi realizzarono mappe e nominarono i crateri sulla luna. Padre Matteo Ricci, SJ, usò invece l’astronomia per riuscire ad entrare nella corte dell’Imperatore della Cina.

I Gesuiti del Collegio Romano entrarono nei dibattiti scientifici del loro tempo. Furono tra i primi a confermare le osservazioni effettuate da Galileo con il telescopio, sebbene rimasero scettici sul sistema copernicano per mancanza di prove adeguate. Da giovane studioso, Galileo venne a Roma per tenere un seminario al Collegio Romano e Padre Clavius contribuì ad affinare la sua formazione scientifica e lo raccomandò per una posizione a Pisa. Tuttavia, i rapporti tra Galileo e i Gesuiti si inasprirono rapidamente, quando rivendicò la priorità su alcuni dei loro risultati o addirittura sminuì le loro osservazioni. Dieci anni dopo, quando Galileo fu processato, le sue aspre controversie con loro gli sarebbero costate la loro amicizia, in un momento in cui ne avrebbe avuto più bisogno.

La reputazione degli astronomi e dei matematici del Collegio Romano continuò nei secoli successivi. Padre Girolamo Saccheri, SJ, nella sua ultima pubblicazione prima della morte nel 1773, fu il primo a sviluppare una geometria non euclidea in Europa. Bisogna menzionare anche Padre Boschovich, SJ, che fu il primo a proporre una teoria dell’atomismo e fu anche il primo al Collegio Romano ad abbandonare il sistema di Tycho Brahe e adottare quello di Copernico. Anche durante la soppressione della Compagnia di Gesù dal 1773 al 1814, il lavoro scientifico del Collegio Romano continuò senza sosta, sotto la guida di Padre Giuseppe Calandrelli, sacerdote diocesano e professore di astronomia, che insieme ai suoi colleghi fece molte osservazioni del Sole, dei pianeti, delle comete e delle occultazioni stellari.

Sebbene al Collegio Romano continuasse la ricerca astronomica, non esisteva un osservatorio separato: le osservazioni venivano fatte dalle finestre e dai balconi del collegio. Fu Padre Boschovich, SJ, il primo a proporre di installare un osservatorio sul tetto della vicina chiesa di Sant’Ignazio, la cui struttura stabile poteva sostenere il peso di un osservatorio. Nel 1774 fu quindi fondato il Pontificio osservatorio del Collegio Romano sotto la guida di Padre Calandrelli, che costruì una torre al Collegio Romano per condurre le sue osservazioni astronomiche. Quando Padre Angelo Secchi, SJ, fu nominato Direttore del Collegio Romano nel 1850, riprese rapidamente l’idea di Padre Boschovich e, con l’aiuto dei suoi superiori Gesuiti e le donazioni di Pio IX, istituì un osservatorio sul tetto della chiesa di Sant’Ignazio.

Padre Secchi è stato probabilmente il più famoso astronomo Gesuita e il principale protagonista nel dimostrare l’interesse della Chiesa per le scienze (fig. 1). Pur essendo un fisico di formazione, partendo dall’astronomia diede enormi contributi ad una nascente disciplina scientifica: l’astrofisica. Nonostante dovesse tenere lezioni di matematica e fisica al Collegio Romano, non trascurò minimamente la sua attività di ricerca. Il suo principale interesse era il Sole, i cui problemi lo attirarono fino alla fine della sua vita. Quotidianamente osservò il numero delle macchie solari, il loro movimento e la loro forma e, dopo averle osservate al telescopio, disegnandole ne riprodusse le più interessanti. Nel 1861 Janssen capì che lo spettroscopio poteva essere usato per osservare le protuberanze solari anche senza eclissi solare. Secchi subito utilizzò il metodo per osservare anche lui le protuberanze e trovò il nesso tra protuberanze e macchie solari. Seguendo gli esempi di Fraunhofer e Respighi usò lo spettroscopio per analizzare la luce delle stelle verso cui diresse il telescopio Cauchoix ponendo un prisma circolare davanti all’obiettivo per analizzarne lo spettro della loro luce. Così eseguì lo spettro della luce di ben 4000 stelle e notò che tutti questi spettri potevano essere suddivisi in quattro classi principali. Padre Angelo Secchi fu il primo astronomo a proporre una classificazione delle stelle in base ai loro tipi spettrali. Tuttavia, successivamente, la sua classificazione fu superata da una più ampia classificazione in dieci tipi dell’Osservatorio di Harvard.

Con la presa di Roma del 1870, il Collegio Romano fu espropriato e dichiarato proprietà dello Stato Italiano nel 1873. Le autorità italiane volevano occupare anche l’Osservatorio del Collegio Romano. Secchi protestò vivamente. Giacché era troppo famoso all’estero, ed un eventuale sequestro dell’osservatorio sarebbe sfociato in uno scandalo internazionale per il nascente stato italiano, alla fine fu lasciato indisturbato a continuare le sue ricerche. Alla sua morte, nel 1878, l’osservatorio fu subito requisito.

Oltre all’osservatorio del Collegio Romano, il Papato sostenne anche un altro osservatorio chiamato Archiginnasio Romano (oggi Università di Roma), sulle colline del Campidoglio. Sia Papa Leone XII che Pio IX lo sostennero attivamente. L’osservatorio vantava astronomi famosi dell’epoca come i suoi direttori, Ignazio Calandrelli (1848) e Lorenzo Respighi (1865). Dopo gli eventi del 1870 questo osservatorio fu incamerato dallo Stato italiano e, dopo un trasferimento, divenne l’Osservatorio Astronomico di Roma su Monte Mario.

2 La rifondazione della Specola

Alla fine del diciannovesimo secolo, la Chiesa si trovò immersa in un nuovo clima di antagonismo. Il nuovo stato liberale italiano aveva da poco trasferito la capitale d’Italia a Roma e aveva, come abbiamo già accennato, confiscato tutti i beni della Santa Sede. Il Papa, in senso di protesta, viveva recluso in Vaticano. Gli intellettuali liberali accusavano la Chiesa Cattolica di oscurantismo contro le scienze esatte, citando come esempi il “caso Galilei” e la condanna e la successiva uccisione di Giordano Bruno.

Fu in questo contesto che Leone XIII fondò la Specola Vaticana. Voleva un’istituzione scientifica di livello mondiale con una chiara missione di risposta ai critici della Chiesa, ma anche un’istituzione che rappresentasse la Santa Sede a livello internazionale nel mondo della scienza e legittimasse il Vaticano come una distinta e separata Città Stato. In occasione del 50° giubileo sacerdotale di Leone XIII, nel 1888, Padre Francesco Denza e i suoi collaboratori organizzarono una mostra di strumenti per la meteorologia e la sismologia all’interno della Torre dei Venti nel Vaticano (fig. 2). Leone XIII, con un genuino interesse per la scienza, voleva che questi strumenti continuassero ad essere utilizzati per la ricerca scientifica. Fondò la Specola Vaticana nel 1891 incorporando questi strumenti e nominò Padre Denza come primo Direttore.

Tuttavia, mantenere un osservatorio scientifico di livello mondiale implica fornirgli una leadership e uno staff qualificati, nonché dotarlo delle attrezzature necessarie per fare ricerche in astronomia. Dopo una lunga ricerca di una leadership adeguata, nel 1905 fu nominato a capo della Specola Vaticana l’astronomo gesuita Padre Johann Hagen, SJ, che all’epoca era Direttore dell’Osservatorio del Georgetown College di Washington DC. Dal 1930 la responsabilità di selezionare un Direttore ed il personale dell’osservatorio fu affidata alla Compagnia di Gesù. Tuttavia, il successo dell’osservatorio dipendeva anche dalla sua capacità di osservare il cielo notturno. All’inizio l’osservatorio era ospitato all’interno del Vaticano, con le cupole costruite sulle mura. La crescente luminosità della città di Roma rese quasi impossibile l’osservazione all’interno del Vaticano. Nel 1935 l’osservatorio fu trasferito nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo alle porte di Roma: sulla terrazza del Palazzo furono costruite le cupole che ospitavano i telescopi astronomici più avanzati del tempo. Tuttavia, negli anni '70, la crescita della città di Roma iniziò a inquinare il cielo notturno di Castel Gandolfo, rendendo difficile qualsiasi osservazione notturna per la ricerca astronomica. Con la nomina di Padre George Coyne, SJ, come Direttore nel 1978 inizia un nuovo capitolo di modernizzazione ed espansione. In primo luogo, nel 1980 è stato istituito un gruppo di ricerca attivo presso l’Università dell’Arizona, Tucson, negli Stati Uniti, che aveva accesso ai numerosi telescopi nel deserto circostante. In secondo luogo, negli anni ‘90, insieme all’Università dell’Arizona, la Specola per aiutare le sue attività di ricerca ha costruito un moderno telescopio del diametro di 1,8 metri sulla cima del Monte Graham. Questo telescopio si chiama Vatican Advanced Technology Telescope (VATT) ed è il telescopio principale utilizzato oggi per la ricerca astronomica. Dagli anni '90, la Specola continua a operare da queste due sedi principali: Castel Gandolfo, Italia e Tucson, in Arizona, con la prima che è rimasta la sede della Specola.

3 L’attività del nuovo Osservatorio Vaticano

Il primo grande progetto intrapreso dalla Specola Vaticana è stato quello di essere coinvolta in una collaborazione internazionale guidata dall’Osservatorio di Parigi per creare una mappa di tutto il cielo, fotografando le stelle fino a un certo limite di luminosità. Consisteva in due progetti strettamente correlati: il primo noto come il Catalogo astrografico, inteso a ottenere una mappa completa delle stelle fino all’11° magnitudine e in secondo luogo una mappa più profonda, chiamata Carte du Ciel (la Carta del Cielo), che fotografava le stelle con una luminosità più bassa della magnitudine 14. Circa 18 osservatori in tutti i continenti parteciparono al progetto, con altri quattro osservatori che si sono uniti in seguito. A ciascuno degli osservatori partecipanti è stata assegnata una zona del cielo notturno da osservare con un telescopio rifrattore (un campo di 4 gradi quadrati) per garantire l’omogeneità dei dati. Questo progetto ha catapultato il giovane osservatorio Vaticano sulla scena internazionale della ricerca astronomica.

I progetti del Catalogo e della Carte du Ciel occuparono la Specola per molto più tempo di quanto inizialmente stimato, infatti il lavoro si protrasse per alcuni decenni. Ciò diventa comprensibile considerando le sfide tecniche del progetto. Innanzitutto, per completare la parte di cielo affidata alla Specola, sono state necessarie in totale 1040 lastre fotografiche (fig. 3). I vincoli di osservazione consentivano solo osservazioni per ~ 50 notti all’anno; quindi, il completamento del progetto richiese un tempo sufficientemente lungo. In secondo luogo, l’elaborazione dei dati, il calcolo della posizione delle stelle e la loro pubblicazione richiesero molto lavoro. Padre Hagen per accelerare il processo impiegò tre suore dell’Istituto di Maria Bambina che misurarono e registrarono la posizione e il diametro delle stelle dal 1910 al 1921 (fig. 4). In terzo luogo, la crescente luminosità della città di Roma rese le osservazioni sempre più difficili. Anche dopo che la Specola si trasferì nella sua nuova sede a Castel Gandolfo, il lavoro continuò. In quarto luogo, il costo della stampa manuale dei cataloghi e delle mappe, nonché lo scoppio della Prima e della Seconda guerra mondiale, rallentarono notevolmente i progetti, con alcuni osservatori che abbandonarono prematuramente il lavoro. La Specola Vaticana è rimasto uno dei pochi osservatori a finire la sua parte in entrambi i progetti che furono completati rispettivamente nel 1928 e nel 1955.

Nonostante i suoi alti costi, il catalogo e la Carte du Ciel sono stati il primo ​​progetto internazionale in astronomia e i precursori di futuri grandi programmi internazionali. Il coinvolgimento nel progetto ha fatto rapidamente guadagnare alla Specola una visibilità internazionale. Il catalogo è stato l’unico ad avere un impatto duraturo sulla comunità scientifica. Nel 1980, l’Osservatorio Navale degli Stati Uniti ha elaborato i dati, costruendo una guida del catalogo di stelle del cielo notturno, tuttora in uso. Il progetto Carte du Ciel è stato il precursore di ulteriori programmi per mappare l’intero cielo dallo spazio: il satellite Hipparcos (1989) e il satellite Gaia (2013). Tuttavia, le storiche tavole della Specola offrono una registrazione storica delle stelle nel cielo notturno, su una linea di base temporale molto più lunga, e sono state utilizzate per studiare la variabilità a lungo termine delle stelle e i loro movimenti propri. Queste tavole ben conservate sono in fase di digitalizzazione e continuano a far parte delle grandi risorse della Specola.

Oltre al telescopio Carte du Ciel la Specola, nel corso degli anni, ha acquisito numerosi telescopi. Con il trasferimento a Castel Gandolfo nel 1934 acquisì due telescopi. Il primo, un rifrattore visuale Zeiss, con un obiettivo di 40 cm e di lunghezza focale di 6 m. Il secondo era un doppio astrografo Zeiss che consisteva di due telescopi tenuti in parallelo: un rifrattore con un obiettivo di 40 cm di lunghezza focale di 240 cm e un riflettore con uno specchio parabolico di 60 cm di lunghezza focale newtoniana di 200 cm. Entrambi questi telescopi continuano ad esistere fino ad oggi e sono utilizzati principalmente per attività di divulgazione. Tuttavia, i telescopi a quei tempi erano all’avanguardia e permettevano agli astronomi vaticani di contribuire alle questioni scientifiche del momento.

Il più famoso di questi contributi scientifici fu l’”Atlante delle stelle variabili” (“Atlas stellarium variabilum”) (stelle che cambiano la loro luminosità con una certa frequenza) di Padre Hagen, l’ultima edizione fu pubblicata nel 1941. Questo atlante offriva una delle mappe più aggiornate di stelle variabili disponibili ed era ampiamente apprezzato nella comunità astronomica. Altrettanto importanti sono gli studi di Hagen sulle nebulose oscure, che intuì correttamente come nuvole di polvere e gas nella Via Lattea e che suscitò un notevole interesse nella comunità astronomica. Questi studi gettarono le basi dei futuri studi sulla struttura della Via Lattea che avrebbero dovuto occupare gli astronomi vaticani dal 1934 in poi. In particolare, continuarono a studiare stelle variabili (in particolare cefeidi and RR Lyrae), che fornirono un modo per misurare le distanze all’interno della galassia. Ciò ha anche dato origine al famoso catalogo di 500 nuove stelle variabili chiamate Variabili Vaticane (VV). Altri astronomi hanno studiato l’estinzione e la polarizzazione della luce stellare per studiare la natura del materiale interstellare. Altri ancora hanno continuato nella tradizione di Secchi e hanno studiato gli spettri delle stelle per comprenderne la natura e la composizione.

Lo studio delle stelle nella Via Lattea fu aiutato dall’acquisizione del telescopio Schmidt nel 1958 che era ospitato in una cupola nei giardini delle Ville Pontificie a Castel Gandolfo (fig. 5). Il campo visivo estremamente ampio (~ 5 × 5 gradi) ha permesso agli astronomi vaticani di effettuare un’indagine spettroscopica su ampie parti del cielo per studiare la distribuzione e la natura di vari tipi di stelle. Il telescopio Schmidt continuò ad essere il principale telescopio nel lavoro della Specola Vaticana negli anni '60 e '70, fino a quando il cielo intorno a Castel Gandolfo divenne troppo luminoso per ulteriori osservazioni utili.

Un’altra grande risorsa della Specola Vaticana è la sua considerevole collezione di meteoriti. Questa collezione risale a una donazione di Adrien Charles, Marchese de Mauroy (1848-1927) nel 1935, che è stata arricchita nel corso degli anni. Oggi la collezione è composta da circa 1100 pezzi di 465 diversi meteoriti, inclusi molti meteoriti lunari e marziani. Tra i pezzi più importanti ci sono alcune condriti carbonacee rare e preziose, che risalgono all’inizio del Sistema Solare, circa 4,5 miliardi di anni fa, e sono uno dei minerali più antichi conosciuti. Comprendere la natura e la struttura dei meteoriti fornisce uno spaccato dei processi di formazione del nostro Sistema Solare.

Per accelerare lo studio di questi meteoriti, nel 1933 a Castel Gandolfo, fu istituito un laboratorio spettrochimico diretto da Padre Alois Gatterer, SJ. Sotto la sua guida, il laboratorio produsse una serie di atlanti spettrali di alcuni dei principali atomi e molecole trovati nei meteoriti, che rapidamente divennero uno standard nel campo (fig. 6). Quando la prospettiva della ricerca astronomica basata sull’esplorazione dello spazio attraverso razzi e satelliti divenne sempre più possibile, si iniziarono a studiare gli spettri ultravioletti degli elementi chimici. Grazie alla sua unicità, il laboratorio conquistò rapidamente un posto preminente tra i suoi pari, non solo tra gli astronomi, ma anche tra altri scienziati che erano interessati all’analisi spettrochimica. Il laboratorio pubblica il suo bollettino: Ricerche Spettroscopiche, ma ha anche contribuito a creare una nuova rivista dedicata alla spettroscopia e agli atlanti spettrali chiamata Spectrochimica Acta. Tuttavia, il laboratorio fu lento nelle ricerche sui meteoriti e, con il senno di poi, questo è comprensibile perché i meteoriti sono costituiti da molecole complesse e gli spettri del materiale meteorico sono spesso difficili da interpretare. I lavori del laboratorio continuarono fino al 1976.

Fu solo negli anni '90 con l’arrivo di Fratel Guy Consolmagno, SJ, che la collezione di meteoriti iniziò ad essere utilizzata attivamente per la ricerca scientifica. Gli interessi di ricerca di Consolmagno includono lo studio dell’origine, della struttura e della composizione di asteroidi, satelliti ghiacciati nel Sistema Solare esterno, comete e oggetti vicini alla terra. Consolmagno riorganizzò e pubblicò un catalogo, oltre ad aggiungere molti nuovi pezzi alla collezione (fig. 7). Ha istituito un nuovo laboratorio di meteoriti e sviluppato tecniche per misurare le proprietà fisiche della densità, della porosità, della capacità termica e della conduttività del meteorite. Fette sottili di meteoriti sono state utilizzate per studiare l’origine dei meteoriti al microscopio elettronico. Questo lavoro è stato ulteriormente aggiornato con l’arrivo di Fratel Robert Macke, SJ, nel 2013. Non solo gli astronomi vaticani hanno sempre più applicato le loro tecniche per misurare le proprietà fisiche di altri campioni di meteoriti, ma hanno riempito una particolare nicchia scientifica nello sviluppare linee di ricerca per studiare le proprietà fisiche di base dei meteoriti.

Un altro grande contributo della Specola Vaticana sono le conferenze internazionali che ha organizzato. La più famosa è la conferenza del 1957 sulle popolazioni stellari in collaborazione con la Pontificia Accademia delle Scienze, che ha proposto per la prima volta la classificazione standard di un tipo di stella nella nostra galassia a seconda della sua età, cinematica e composizione chimica. Altre settimane di studio/conferenze internazionali degne di nota includono i Nuclei delle Galassie (1971), i Movimenti su Larga Scala nell’Universo (1987), la Formazione e l’Evoluzione delle Galassie Disco (2000 e 2007), l’Astrobiologia (2009), i Buchi Neri, le Onde Gravitazionali e le Singolarità dello Spazio-Tempo (2017) e una conferenza sulla cura di oggetti extra-terrestri (2018). Da quando la Specola ha aderito all’Unione Astronomica Internazionale (IAU) nel 1932, gli astronomi vaticani sono stati attivamente coinvolti nelle sue attività, con molti che hanno ricoperto ruoli di presidenti e segretari di varie commissioni.

Oltre alla ricerca strettamente scientifica, la Specola è stata attiva anche in studi storici e interdisciplinari. Diverse serie eccezionali di pubblicazioni sono uscite da queste conferenze, come: Studi Galileiani e Scientific Perspectives on Divine Action. Il primo contiene una serie di pubblicazioni iniziate nel 1984 in risposta all’invito di Giovanni Paolo II a studiare più in dettaglio il caso Galileo. La pubblicazione più importante di questa serie fu l’acclamato libro di Annibale Fantoli, “Galileo: per il copernicanesimo e per la Chiesa”. D’altra parte, la Specola Vaticana insieme al Center for Theology and the Natural Sciences di Berkeley, negli anni ‘80 e ‘90, hanno organizzato una serie di conferenze sulle prospettive scientifiche sull’azione divina. Le pubblicazioni di questa serie sono state apprezzate dagli studiosi di tutto il mondo e sono diventate un segno distintivo delle nuove attività della Specola.

Dal 1986 la Specola organizza anche un corso estivo sulla ricerca astronomica chiamata VOSS (Vatican Observatory Summer School). Ogni due anni 25 studenti, donne e uomini, indipendentemente dalla religione, vengono scelti da tutto il mondo e un gran numero di questi studenti proviene da paesi in via di sviluppo. Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano aiuta economicamente questi studenti con borse di studio. La scuola comprende lezioni e attività su argomenti di ricerca attuali in astronomia con docenti scelti tra i principali ricercatori del settore. Questa scuola si distingue per la sua durata (un mese) e per i forti legami di amicizia che si sviluppano in questo periodo tra gli studenti (fig. 8). Molti degli ex studenti delle scuole sono diventati professori e leader nei loro campi di ricerca e alcuni di loro sono tornati come docenti nelle successive edizioni della scuola. Nel continuare ad organizzare queste scuole, la Specola non solo ha raggiunto un gran numero di studenti meritevoli che altrimenti non avrebbero avuto l’opportunità di perseguire i propri sogni per diventare ricercatori in astronomia, ma ha anche continuato a dimostrare il sostegno della Chiesa all’ecumenismo e alla cultura umana, e come l’astronomia e il sostegno della Chiesa possano essere usati per unire le persone.

Da questo breve riassunto delle opere della Specola Vaticana possiamo offrire una rapida riflessione sulla sua natura. In realtà, la particolare scienza che promuove la Specola dipende dagli interessi degli astronomi che vengono ad unirsi allo staff. Spesso, coincidenze e opportunità casuali vengono colte per collaborare con altri osservatori internazionali o per rispondere alle domande scientifiche del momento. Ciò può essere visto nel progetto Carte du Ciel o nell’acquisizione dei meteoriti. Ma è stato anche il motivo per cui il Vaticano ha ottenuto lo specchio del VATT (costruito nel forno rotante, fig. 9), che è stato un dono degli amici di Padre George Coyne. Eppure, nel corso dei decenni, c’è stato un significativo cambiamento nella natura dei progetti svolti presso la Specola: dai primi anni che sono iniziati con grandi progetti istituzionali in determinati settori, la Specola ha risposto ai rapidi sviluppi e all’espansione dell’astronomia muovendosi nella direzione dei ricercatori indipendenti che lavorano in diversi campi. In tutto ciò, il Vaticano sostiene i suoi astronomi dando loro piena libertà accademica, nella speranza che faranno buona scienza e che si vedrà sostenere questa scienza.

Questa libertà è oggi uno degli aspetti più importanti della ricerca alla Specola Vaticana. Una volta assegnato alla Specola Vaticana, il personale non è legato ai vincoli che spesso limitano la ricerca nelle università moderne. Non hanno bisogno di richiedere sovvenzioni e quindi non hanno alcuna restrizione sugli argomenti di ricerca che di solito dipendono da quali programmi sono ben finanziati. E non vi è alcun limite di tempo in base alla necessità di rinnovare le sovvenzioni o di ottenere un mandato, in modo che i progetti che richiedono anni per giungere a compimento possano essere realizzati e sostenuti.

La ricerca in corso oggi presso la Specola abbraccia una varietà di campi e dimostra questa libertà. Boyle, Janusz e Corbally sono coinvolti nella classificazione a lungo termine delle stelle all’interno della Via Lattea, progetti in corso da quasi 30 anni. Consolmagno e Macke stanno lavorando a una lunga catalogazione delle proprietà fisiche dei meteoriti, un programma che dura da 30 anni. Brown studia modelli di evoluzione stellare. Gabor effettua la sua ricerca nella strumentazione astronomica e nei pianeti extrasolari. Omizzolo studia i Quasar e la galassie Jelly-Fish. D’Souza si occupa dello studio delle Galassie e, in particolare, sulla genesi ed evoluzione della Via Lattea. Gionti continua, sulle orme di Stoeger, la ricerca in cosmologia teorica focalizzandosi sul problema del Big-Bang e quindi sugli aspetti speculativi della Gravità Quantistica (Quantum Gravity). Galaverni si occupa della Dark-Matter e dello studio della Radiazione di Fondo Cosmico (C.M.B.). Kikwaya sta lavorando su come classificare e studiare le meteore. Mueller, come filosofo e storico della scienza, si occupa di filosofia della scienza e del rapporto scienza-fede. Koch si occupa di una biblioteca della Specola che contiene anche libri molto antichi donati, in gran parte, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Molti di questi programmi sarebbero troppo rischiosi per i giovani studiosi che cercano posizioni sicure nel mondo accademico oggi.

Per fare questa ricerca, gli astronomi della Specola lavorano in collaborazione con i loro colleghi nel mondo accademico e molti partecipano come co-investigatori non finanziati su borse di ricerca tradizionali. In molti casi, tali sovvenzioni sono state finanziate solo dopo che diversi anni di ricerche non finanziate presso la Specola avevano dimostrato la fattibilità e l’utilità del lavoro in questione. Ad esempio, le misurazioni dei meteoriti furono eseguite per la prima volta sulla collezione della Specola; le tecniche sono ora in uso in tutto il mondo nei progetti finanziati da agenzie in Europa, Canada e Stati Uniti. E questa integrazione nella più ampia comunità astronomica può essere vista nelle elezioni nel corso degli anni di un certo numero di astronomi della Specola per posizioni di leadership nell’IAU, nella American Astronomical Society e in altre società scientifiche.

Dal 1930, il personale dell’Osservatorio Vaticano è stato affidato alla Compagnia di Gesù, un ordine religioso di sacerdoti e fratelli, che sono conosciuti per il loro lavoro nell’istruzione superiore e il cui stile di spiritualità è particolarmente adatto alla ricerca scientifica. Non solo i Gesuiti hanno prodotto un numero di eccellenti scienziati nella loro storia, ma continuano a gestire università e istituti di istruzione superiore in tutto il mondo, molti dei quali hanno eccellenti dipartimenti scientifici. Anche se i Gesuiti sono uno dei più grandi ordini maschili nella Chiesa cattolica (~ 16000 membri), il numero di astronomi con un dottorato di ricerca è molto piccolo. Inoltre, la Specola deve condividere questo numero limitato di personale con altre istituzioni gesuitiche universitarie. Pertanto, il numero di astronomi effettivamente disponibili a lavorare presso la Specola può variare significativamente nel tempo. Attualmente, il personale è piuttosto internazionale, sono compresi Stati Uniti, Italia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Polonia, Congo e India. Dal 2006, sette giovani Gesuiti si sono uniti allo staff della Specola.

Secondo Steven J. Harris il motivo di tanto successo dei Gesuiti nelle scienze è da ricercare in quello che lui indica come “Ideologia Gesuitica” cioè una spiritualità apostolica dell’ordine nella Chiesa che si mette al servizio, un servizio mistico, dell’uomo e della donne in tutte le attività umane incluse quelle non strettamente religiose come l’attività scientifica. A questo va aggiunto una certa “stima per lo studio” che si trasforma in una “santificazione ottenuta attraverso l’apprendimento”, una radice mistica che ha portato l’ordine a fondare tante università e osservatori.

Questa osservazione di Harris trova una conferma diretta nella spiritualità propria della Compagnia di Gesù. S. Ignazio, il fondatore, sottolinea che l’uomo è stato creato per lodare, riverire e servire Dio e che quindi deve desiderare e scegliere “quello che più ci porta al fine per cui siamo stati creati”. Questo “più” è diventato nella spiritualità ignaziana il famoso “magis” che S. Ignazio ha tradotto nel motto “Ad Maiorem Dei Gloriam”, per la maggiore gloria di Dio. Tutto ciò si è trasformato per i Gesuiti, nel loro lavoro, in un andare verso quelle dimensioni più lontane dell’attività umana che includono anche la ricerca scientifica.

Sicuramente uno dei motivi spirituali fondanti dell’attività scientifica della Compagnia di Gesù è il famoso motto dei Gesuiti di essere “contemplativi nell’azione”. L’attività apostolica vista come servizio che partecipa alla creazione del Creatore e che quindi scopre come preghiera non solamente la meditazione in una stanza remota di un monastero isolato ma anche la ricerca astronomica, cosmologica, biologica, etc. Attraverso queste attività il Gesuita cerca di trovare Dio nella sua vita quotidiana. In altri ordini religiosi questa attività può essere un modo personale di cercare Dio, per un Gesuita questo è alla radice della sua spiritualità. A questo proposito Padre Angelo Secchi, SJ, riconosceva ciò scrivendo “La contemplazione della Creazione di Dio è una dei più nobili lavori dello spirito; questo è il principale scopo dello studio della natura”.

I gesuiti alla Specola si sforzano non solo di fare una buona scienza, ma anche di manifestare al mondo “che la Chiesa e i suoi Pastori non si oppongono alla vera e solida scienza, sia divina, sia umana, ma l’abbracciano e la promuovono con tutto l’impegno possibile”, come sottolinea Leone XIII. Ma può farlo solo eccellendo nella ricerca scientifica. Papa Giovanni XXIII, parlando informalmente con Padre Martin McCarthy, SJ, astronomo della Specola, sintetizzò cosi la missione della Specola: “Due sono i compiti che vi sono assegnati: uno è quello di spiegare il mondo della scienza alla Chiesa Cattolica; l’altro è quello di spiegare la Chiesa Cattolica ai vostri colleghi scienziati”. E scherzando aggiunse: “Penso che questa seconda cosa vi riesca molto meglio”.