SISFA: 40 years of history of physics in Italy

Fabio Bevilacqua, Salvatore Esposito


SISFA: 40 anni di storia della fisica in Italia

1 Fisica e Storia della Fisica

Fisica e Storia della Fisica è un riferimento a due interventi di Guido Tagliaferri (1920–2000) ai Congressi Nazionali di Storia della Fisica (il IV nel 1983 e il XV nel 1994). Tagliaferri, sulla cattedra di Fisica Sperimentale dal 1960, ha avuto la prima cattedra di Storia della Fisica in Italia (1979, Milano), ed è stato il primo presidente del GNSF (1982–1986), nonché autore di una originale Storia della Fisica Quantistica particolarmente attenta alle fonti. Nei due contributi Tagliaferri discute in maniera affascinante di Platone e Aristotele, Erodoto e Tacito, Cervantes e Milton, Maxwell e Planck, Einstein e Pais, evidenziando un superamento delle “due culture” inserito in una ben precisa tradizione culturale.

1.1 Tagliaferri e Polvani come fisici e storici professionisti

Tagliaferri infatti era stato assistente (dal 1945) di Giovanni Polvani (1892-1970) un personaggio che lega profondamente la storia della fisica alla fisica (e alla SIF), all’istituzionalizzazione della storia della fisica in Italia e, più in generale, al generoso tentativo di trovare una soluzione all’antico problema delle “due culture”.

La biografia scientifica di Polvani è ben nota. Allievo della Normale, croce al merito di guerra, si laurea nel 1917, lavorando quindi con Luigi Puccianti, di cui nel 1918 è assistente (aiuto dal 1921). Nel 1926 è primo della terna di vincitori (superando di misura Rita Brunetti e poi Domenico Pacini) del concorso di Fisica Sperimentale indetto dall’Università di Bari (commissari Garbasso, Corbino, Majorana, Ciusa e Pochettino). Vince poi un secondo concorso e nel 1927 si sposta a Pisa sulla cattedra che era stata di Antonio Pacinotti. Dal 1929 è a Milano sulla cattedra di Fisica Sperimentale, brevemente tenuta da Aldo Pontremoli. Cominciano a Pisa gli approfonditi studi di storia della fisica, dedicati a Pacinotti, Mossotti, Volta e, più in generale, ai cento anni di fisica in Italia (1839–1939), un ampio progetto di storia delle scienze sviluppato in occasione del centenario del primo convegno degli scienziati italiani (Pisa 1839). Non sono lavori da studioso dilettante, ma contributi professionali che ancora oggi conservano un notevole valore. Polvani pubblica nel 1933 due volumi su Pacinotti di oltre 1100 pagine, con gli scritti editi ed inediti, commenti e biografia. Su Mossotti pubblica, nel 1934, la voce sull’Enciclopedia Treccani e, nel 1948, con Luigi Gabba, due volumi di oltre 400 pagine. A Volta è dedicata, nel 1937, la voce sull’Enciclopedia e poi, nel 1942, una fondamentale biografia scientifica ristampata nel 1999 (fig. 1). Il lavoro sulla storia della fisica in Italia (1839–1939) è estremamente dettagliato ed ancor oggi rimane un punto di riferimento, anche se purtroppo privo della bibliografia. Polvani illustra i contributi specifici, discussi per tematiche di ricerca, di alcune centinaia di fisici e scienziati italiani. È molto interessante che, nell’ambito degli storici della scienza, il lavoro di Polvani abbia suscitato critiche e apprezzamenti in due saggi di uno stesso volume.

1.2 Le origini degli studi di storia della fisica in Italia: dal 1839 a Polvani

Anche i lavori storici di Polvani fanno parte di una tradizione. Il fisico Ranieri Gerbi inaugura il già ricordato primo convegno degli scienziati italiani del 1839 con una relazione di carattere storico. L’orazione di Gerbi è il frutto di approfonditi studi di storia della scienza e non solo offre un’ordinata esposizione dello sviluppo della scienza italiana da Galilei fino al momento del convegno, ma fornisce anche una testimonianza significativa della consapevolezza degli sviluppi storici della scienza italiana a quel tempo (1839). Va inoltre ricordato che nel 1844 Carlo Matteucci e Raffaele Piria fondano a Pisa la rivista scientifica Il Cimento, giornale di fisica, chimica e storia naturale, diventato nel 1855 Il Nuovo Cimento, che avrebbe accompagnato negli anni successivi le vicende storiche e scientifiche della Società Italiana di Fisica. Nel 1862 viene fondata la Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS), tra il 1868 e il 1887 Baldassarre Boncompagni pubblica il Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche; tra il 1870 e 1874 si tenta, senza successo, l’istituzione di una cattedra di Storia della Fisica all’Università di Roma da attribuire a Gilberto Govi, fisico e storico. A partire dal 1870 Pietro Riccardi pubblica poderose opere bibliografiche di matematica pura e applicata. Nel 1881 un panorama molto dettagliato sui contributi italiani alla scienza elettrica viene dato dalla Bibliografia Italiana di Elettricità e Magnetismo di Francesco Rossetti e Giovanni Cantoni. Nelle oltre 110 pagine sono riportati circa tremila titoli di oltre settecento autori: un’indicazione specifica dell’interesse per la storia dell’elettromagnetismo da parte dei fisici italiani. Nel 1897 viene fondata la Società Italiana di Fisica (SIF), e l’anno successivo Gino Loria inizia la pubblicazione del Bollettino di bibliografia e storia delle scienze matematiche.

A fine Ottocento Antonio Favaro, matematico, ingegnere e storico (allievo di Govi), inizia a pubblicare l’Edizione Nazionale delle Opere di Galileo (1890–1909), ancora oggi un riferimento essenziale. Tra il 1918 ed il 1929 vengono pubblicati i sette volumi delle Opere di Alessandro Volta, seguiti dai cinque volumi dell’Epistolario (1949–1955) e dai due di Indici (1974–1976). Nel 1925-27 appaiono, postumi, gli scritti editi e inediti di Giovanni Virginio Schiaparelli dedicati alla storia dell’astronomia antica.

Di particolare rilievo per noi è il Convegno internazionale per il centenario della morte di Volta, svoltosi a Como-Pavia-Roma nel 1927, che vede la partecipazione di numerosi importanti scienziati, alcuni giovanissimi, e la prima formulazione del principio di complementarità da parte di Niels Bohr. Nella sessione pavese, Alessandro Amerio fa una rivisitazione storica dei contributi di Volta alle leggi della dilatazione dei miscugli degli aeriformi, e fa approvare un ordine del giorno per rinominare la prima legge di Gay Lussac come “Legge di Volta-Gay Lussac”. Inoltre, in questa occasione, all’Istituto di Fisica di Pavia viene dato il nome di Alessandro Volta.

L’Istituto Treccani pubblica l’Enciclopedia Italiana tra il 1929 e il 1937. Per la sezione di fisica, il primo direttore è Michele La Rosa, che cura i primi tredici volumi (fino al 1932); viene poi sostituito da Enrico Fermi (che era stato redattore della fondazione). La voce Fisica nell’Enciclopedia porta la firma di Antonio Garbasso (1871–1933), e costituisce un interessante punto di vista dell’epoca; Fermi firma alcune voci di rilievo, una sola riportata nei Collected Papers. Nel 1929 viene fondata l’Accademia d’Italia che vede tra i suoi membri un giovanissimo Fermi.

Nel 1929 Antonio Garbasso è tra gli organizzatori della Prima Esposizione Nazionale di Storia della Scienza, tenutasi a Firenze tra maggio e novembre del 1929, con più di 9000 cimeli scientifici provenienti da circa 80 città e oltre 200 tra prestatori pubblici e privati. Nel 1930 a Firenze nasce, quindi, l’Istituto e Museo di Storia della Scienza, oggi Museo Galileo, mentre a Pavia, al ritorno delle collezioni prestate per la mostra, nasce il Museo per la Storia dell’Università (fig. 2).

Da ricordare anche una Storia della luce (1939) di Vasco Ronchi, assistente di Garbasso e poi fondatore e direttore dell’Istituto Nazionale di Ottica, ripubblicata con vari ampliamenti e traduzioni fino al 1983. Tra il 1953 e il 1970, Ronchi è presidente della Union internationale d’histoire des sciences, e nel 1959 è tra i fondatori e primo direttore della rivista italiana Physis, che intendeva riprendere l’opera di Aldo Mieli (vedi infra sez. 2.2).

Su iniziativa della SIPS, nel 1941 viene fondata a Pisa la Domus Galilaeana, Istituto Italiano di Storia della Scienza. Il suo primo direttore è Sebastiano Timpanaro (senior) laureatosi con Augusto Righi, poi assistente e aiuto a Parma; Polvani tiene la presidenza dal 1955 al 1970 e questo, come vedremo tra poco, ha giocato un ruolo non piccolo nella professionalizzazione degli storici della fisica italiani.

2 Contesto e tradizione al di fuori dell’Italia

I lavori storici di fisici italiani, menzionati sopra, si inseriscono in una importante tradizione europea che vede apparire numerose, pionieristiche e fondamentali opere di fisici. Ne menzioniamo nel seguito solo alcuni esempi.

2.1 La tradizione di studi storici dei fisici europei tra Ottocento e Novecento

La prima in ordine cronologico è, nel 1767, la monumentale (700 pagine) History and Present State of Electricity del filosofo della natura Joseph Priestley. Poi, nel 1837, William Whewell – fisico e filosofo al quale, tra l’altro, si devono i termini “scienziato” e “fisico” – pubblica una rilevante History of the Inductive Sciences from the earliest to the modern times in tre volumi. Johann Christian Poggendorff, per 52 anni direttore degli Annalen der Physik und Chemie, nel 1863 inizia la pubblicazione dell’enorme repertorio Biographisch-literarisches Handworterbuch zur Geschichte der exacten Wissenschaften. James Clerk Maxwell, dal 1871 sulla prima cattedra di Fisica Sperimentale a Cambridge e primo direttore del costituendo Cavendish Laboratory, pubblica nel 1879 una dettagliata analisi dei lavori dello stesso Cavendish: The electrical researches of the Honourable Henry Cavendish, F.R.S. written between 1771 and 1781, edited from the original manuscripts in the possession of the Duke of Devonshire, K.G. Nel 1883, Ernst Mach pubblica la fondamentale Meccanica nel suo sviluppo storico critico, opera che avrà numerose edizioni e una specifica influenza sullo sviluppo della fisica del ‘900. Successivamente, nel 1887, nel primo capitolo della sua Das Princip der Erhaltung der Energie, Max Planck fa una storia del principio di conservazione dell’energia che ha molto da insegnare anche a tentativi più recenti. Nel 1896 John Theodore Merz, industriale chimico, inizia la pubblicazione di una monumentale History of the European Thought in the Nineteenth Century, in quattro volumi, due dei quali dedicati alla storia della fisica e della matematica. Edmund Taylor Whittaker, matematico, nel 1910 pubblica la prima edizione della celebre A History of the Theories of Aether and Electricity from the Age of Descartes to the Close of the Nineteenth Century che, ampliata negli anni '50, rimane un punto di riferimento. Wilhelm Ostwald, premio Nobel per la chimica nel 1909, nel 1889 inizia la pubblicazione dei Klassiker der exakten Wissenschaften, che conta ormai oltre 250 volumi. Infine, Pierre Duhem, fisico teorico, storico e filosofo della scienza, nel 1914 pubblica in dieci volumi Le système du monde: histoire des doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, un’opera che modifica in maniera duratura l’interpretazione della scienza medievale.

2.2 La storia della scienza come disciplina promossa da scienziati

Nel 1903, a Monaco nasce il Deutsches Museum, ancora oggi un riferimento per la ricerca e la didattica in storia della scienza. George Sarton emigra negli USA e fonda la rivista Isis, poi organo ufficiale della History of Science Society. Nel primo numero di Isis appare un articolo, in italiano, sui contributi di Giovanni Cantoni all’interpretazione del moto browniano. Su iniziativa del chimico Aldo Mieli, nascono (nel 1919) la prima rivista internazionale di storia della scienza Archeion, poi Archives internationales d’histoire des sciences, e (nel 1929), a Parigi, la International Academy of the History of Science. Nel 1931, al secondo congresso tenuto a Londra e organizzato da Charles Singer partecipa una delegazione sovietica guidata da Nikolaj Bukharin, la quale sottolinea gli aspetti sociali dello sviluppo della scienza in una serie di contributi, tra i quali spicca quello del fisico Boris Hessen: The Social and Economic Roots of Newton’s Principia. Seguono ampi dibattiti e la formazione di un gruppo importante di storici della scienza britannici, tra cui, di particolare rilevanza, è Joseph Needham (biologo), che sarà il promotore e autore di una monumentale opera sulla Storia della Scienza in Cina.

Dopo la seconda guerra mondiale la situazione cambia radicalmente con la fondazione, nel 1947, a Losanna, della International Union of History of Science, poi (dal 1955) DHS (T) /IUHPS, che come la IUPAP diventa parte dell’ICSU su suggerimento di Needham.

Ma ancora più rilevante per noi è l’inizio dei corsi di Storia della Scienza ad Harvard, promossi dal Presidente James Conant, chimico, già coordinatore del Manhattan Project, che li organizza come serie di “case studies” e li include nella sua riforma degli studi come parte del “core” curriculum (una serie di esami obbligatori per tutti gli studenti). Il tentativo esplicito era quello di avvicinare, tramite la storia della scienza, gli studenti delle facoltà umanistiche alla cultura scientifica e viceversa: un’esigenza culturale che nel 1959, all’Università di Cambridge, trova fortunata espressione nel titolo di un famoso volume di Charles Snow: The Two Cultures.

È però da segnalare che già nel 1953 Albert Einstein, in una lettera a Maurice Solovine, aveva disegnato uno schema delle teorie scientifiche, nel quale sottolineava gli elementi soggettivi con cui lo scienziato costruisce un sistema di assiomi e interpreta le evidenze empiriche. Gerald Holton, fisico e storico, promotore nel 1970 del Project Physics Course (PPC) per il rinnovamento della didattica della fisica mediante un approccio storico, sviluppa lo schema di Einstein e sottolinea tre componenti dell’impresa scientifica, e a quella empirica e analitica affianca la componente “tematica”, l’universo concettuale dello scienziato.

Uno dei collaboratori di Conant fu Thomas Kuhn, fisico, che diventerà uno dei più famosi storici della scienza e della fisica. Il suo volumetto del 1962, The Structure of Scientific Revolutions, progettato come parte della neopositivista Encyclopedia of Unified Science, segnerà invece la fine di questo filone epistemologico e verrà tradotto in moltissime lingue. Kuhn fu anche il motore per la costituzione dell’Archive for the History of Quantum Physics, una copia del quale fu ottenuta da Edoardo Amaldi per gli storici italiani.

Tre allievi di Kuhn, fisici e storici della fisica, hanno svolto un ruolo rilevante, anche in Italia, sebbene con approcci molto diversi: John Heilbron è stato un sostenitore dell’inserimento della storia della fisica tra le discipline storiche, Jed Buchwald ne ha sottolineato il ruolo fisico-matematico, Norton Wise ha evidenziato gli aspetti postmoderni di analisi storiografica.

Nei primi anni '60 nasce il Center for History of Physics dell’American Institute of Physics, e nel 1970 appare il primo dei sedici volumi di uno strumento fondamentale per la storia della scienza, il Dictionary of Scientific Biography, diretto da Charles Gillispie, chimico e storico, oggi alla seconda edizione.

3 Gli sviluppi italiani

L’influenza del contesto internazionale ha effetto anche in Italia, dove il problema delle due culture viene fortemente avvertito sia in ambito storico-filosofico che scientifico.

3.1 Anni '60: il dibattito sulle due culture

Nel 1956 si svolge in Italia (Firenze e Milano) l’VIII Congresso Internazionale di Storia della Scienza (DHS (T) dell’IUHPS-ICSU), e negli anni successivi vengono pubblicate le traduzioni di importanti saggi apparsi all’estero e un notevole numero di fonti primarie. Ad esempio, Ludovico Geymonat dirige la Collana di Classici della Scienza della UTET (1965) e la Collana di Filosofia della Scienza della Feltrinelli (1960), Paolo Rossi la Collana di Storia della Scienza della Feltrinelli, mentre Boringhieri pubblica la Biblioteca di Cultura Scientifica (serie azzurra). Di particolare rilievo è l’inizio della pubblicazione della monumentale Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico diretta da Geymonat (1970).

In particolare, è proprio Polvani che svolge un ruolo istituzionale trainante. Presidente della SIF dal 1947 al 1961, ne rivitalizza le attività e trasforma Il Nuovo Cimento in una rivista internazionale; presidente del CNR nel 1960, lo trasforma ampliandolo e includendo le discipline umanistiche. Continua, poi, l’impegno per la Storia della Fisica organizzando le celebrazioni per il 400° anniversario della nascita di Galileo e, nel 1966-7 organizza due importanti convegni interdisciplinari dedicati ai problemi della storiografia della scienza.

Inoltre, è a Polvani che dobbiamo l’inserimento dei corsi di Storia della Fisica e di Epistemologia e metodologia nei piani di studio dei corsi di laurea in Fisica, con la riforma del 1961. Particolarmente illuminante è l’illustrazione del corso di Storia della Fisica riportato dal DPR del 18 gennaio 1961:

“Il corso di Storia della fisica dovrà contemplare naturalmente l’evoluzione del pensiero e delle teorie fisiche e non semplicemente il succedersi dei fatti e delle scoperte. Esso potrà venire introdotto gradualmente, di mano in mano che si formeranno docenti opportunamente qualificati. In via transitoria esso potrà essere sostituito da uno dei corsi a scelta, ed avrà carattere fondamentale soltanto presso quelle Facoltà che lo includano come tale nello statuto.”

I corsi di Storia della Fisica sono, comunque, molto poco numerosi anche a fine decennio. Qui ricordiamo, senza pretesa di completezza, quelli di Salvo D’Agostino a Roma, di Antonino Drago e Bruno Vitale a Napoli, di Giorgio Tabarroni a Bologna.

Come presidente della Domus Galilaeana, Polvani si dedica all’obiettivo di formare professionalmente gli storici della fisica, come richiesto dal DPR, trasformando una istituzione di tipo museale in un centro di formazione per la storia della scienza. Un gran numero dei primi studiosi di storia della fisica muovono i loro primi passi, alla fine degli anni '60 e inizi degli anni '70, nell’ambito dei seminari di Storia della Fisica organizzati da Geymonat alla Domus Galilaeana, della quale fu a lungo presidente (dal 1970) lo storico della medicina Vincenzo Cappelletti.

Come ben noto, gli anni '60 si concludono con una forte ribellione studentesca sulla quale molto è stato scritto. Importanti trasformazioni sociali portano ad un considerevole aumento del numero degli studenti universitari, e alla consapevolezza che la laurea non sarebbe più stata un passaporto per far parte della classe dirigente ma, più modestamente, per diventare un colletto bianco. Le tematiche, dibattute prevalentemente in chiave marxista, possono oggi essere meglio capite – allora non ve ne era consapevolezza – se ricondotte ad un fondamentale dibattito europeo degli anni '20: quello tra il fisico Rudolf Carnap, uno dei fondatori del neopositivismo (costretto a emigrare negli Stati Uniti), lo storico “filosofico” del pensiero scientifico Ernst Cassirer, neokantiano (anche lui costretto a emigrare negli Stati Uniti), e l’esistenzialista Martin Heidegger, pesantemente implicato con il regime nazista.

Il problema era, evidentemente, quello del rapporto tra l’oggettività e la storicità della scienza, i cui riferimenti, dopo la crisi del neopositivismo, erano Karl Popper (e, poi, Imre Lakatos) da un lato e Kuhn dall’altro. Come ben rilevato nel V convegno del GNSF (Roma 1984) il dibattito in Italia viene identificato come quello tra “internalisti” ed “esternalisti”.

3.2 Anni '70: la professionalizzazione degli storici della fisica

Nel 1972 la SIF organizza a Varenna una importante International School of Physics dedicata alla History of 20th Century Physics. Tra i relatori ci sono storici come Martin Klein e John Heilbron, e fisici come Dirac, Casimir, Amaldi, Weisskopf e Kowarski.

I seminari di Storia della Fisica alla Domus, coordinati da Geymonat negli anni 1973-75, sono rivolti alla fisica del '900, in particolare alla Teoria della Relatività ed alla Meccanica Quantistica. Tra gli autori dei due volumi che vengono pubblicati nei Quaderni di Storia della Scienza (Nuova Serie, nn. 2 e 7) della Domus Galilaeana troviamo molti storici della fisica che poi hanno avuto un ruolo non piccolo nella nascita del GNSF-SISFA.

Negli anni '70 si svolgono due scuole al Centro di Cultura Scientifica “Ettore Majorana” ad Erice che sono rilevanti per noi: quella di Storia della Fisica diretta da Giorgio Tabarroni e quella di Storia della Scienza diretta da Vincenzo Cappelletti e poi da Arthur Miller.

Inoltre, Maria Grazia Ianniello e Salvo D’Agostino, insieme a Jürgen Teichmann, organizzano una serie di corsi di Storia della Fisica al Deutsches Museum di Monaco.

Ai borsisti di storia della fisica si affiancano e succedono i “contrattisti” (4+1 anni, con la possibilità di utilizzarne due all’estero) e aumenta il numero dei docenti incaricati di Storia della Fisica: alla fine del decennio viene istituita a Milano la prima cattedra, quella di Guido Tagliaferri (1979). Lavorano con lui Enrica Giordano e Lanfranco Belloni e, in seguito, Pasquale Tucci.

3.3 Anni '80 e '90: dalla fondazione del GNSF a quella della SISFA

Nel 1980 a Pavia (e a Milano) Fabio Bevilacqua organizza un corso dedicato alla Storia della Fisica per la didattica, raccogliendo, tra i docenti, un gran numero di studiosi del settore, e a cui partecipa anche Guido Tagliaferri. Nel 1981 si avverte, quindi, la necessità di organizzarsi su base nazionale e, d’accordo con Tagliaferri e con altri colleghi, vengono organizzati due convegni a Pavia, nell’aprile e nell’ottobre del 1981: nasce così il Gruppo Nazionale di Coordinamento per la Storia della Fisica. Nello stesso 1981 vengono allora stabiliti contatti con il CNR e, dopo laboriose riunioni che vedono in Tagliaferri un punto di riferimento, nel 1982 nasce il GNSF del CNR. Il convegno di Palermo del 1982 sarà il primo organizzato nella nuova veste, ma in realtà è il terzo del Gruppo. Alla costituzione del Gruppo, le unità che partecipano sono: Bologna, Genova, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Pavia, Roma. In seguito, entrano a far parte del Gruppo degli “esperti”, e altre unità si aggiungono: Torino e Padova nel 1983, seguite da Firenze e Catania. Nel 1982 Tagliaferri viene eletto presidente del Gruppo (e Bevilacqua segretario), a cui succede, nel 1986, Giorgio Dragoni (riconfermando Bevilacqua come segretario), che rimarrà in carica fino al 1994.

I finanziamenti CNR sono sempre limitati, sebbene comunque aumentati, tra il 1982 e il 1988, da 50 a 135 milioni di lire annui. A questi si aggiungono i modesti finanziamenti locali del 60% e quelli nazionali del 40% (40 milioni di lire annui dal 1982 al 1987), ma la successiva trasformazione in progetti di interesse nazionale (PRIN) ha penalizzato le attività del gruppo.

Negli anni '80 alla cattedra di Milano si è aggiunta quella di Genova (1982) e poi quella di Roma (1987), le uniche in Italia fino all’anno 2000, la situazione mutando successivamente.

Nel 1989, su iniziativa di Antonino Drago, si svolge a Napoli un convegno per confrontare i vari approcci all’insegnamento della Storia della Fisica, e l’anno successivo il consiglio scientifico del GNSF del CNR si trasforma in Commissione di Storia della Fisica del CNR. Nel 1991 e 1992 altri membri vengono a far parte della commissione, e nel 1994 Tucci viene eletto presidente (e Ianniello designata segretario). Nel 1995 la detta Commissione si trasforma in Commissione di Studio per la Storia della Fisica e dell’Astronomia, nella quale entrano a far parte Fabrizio Bonoli e Giorgia Foderà Serio per la storia dell’astronomia, svolgendo una funzione di catalizzatori per diversi soggetti, e di stimolo su progetti comuni o di interesse per particolari occasioni. Finalmente, il 23 marzo 1999, si costituisce la Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia.

3.4 Alle soglie dell’anno 2000

Il numero dei ricercatori attivi in Storia della Fisica intorno al 2000 è di circa 80 persone, purtroppo con scarsi ricambi generazionali. Le attività dei docenti nei corsi di laurea in fisica hanno spesso fatto parte dell’indirizzo storico-didattico, e sono state inquadrate nei raggruppamenti concorsuali B01C prima, e FIS/08 poi.

Le ricerche prevalenti sono quelle rivolte alla fisica dell’Ottocento e Novecento, con alcuni approfondimenti di tematiche secentesche e settecentesche. Le ricerche e i dibattiti della prima fase sono ben documentati in un articolo di Silvio Bergia, pubblicato negli atti del V Congresso del GNSF svoltosi nel 1984.

Dal 1981 ad oggi sono stati tenuti 40 convegni nazionali, i cui atti sono stati pubblicati in appositi volumi (fig. 3), e sono stati inoltre organizzati un gran numero di convegni tematici, tra cui History of Solid State Physics nel 1987 a Pavia, e History of Cosmology in Retrospect a Bologna e Restructuring of Physical Science in Europe and USA 1945-60 a Roma nel 1988.

Numerosi altri volumi, editi in tutte le sedi, hanno poi accompagnato gli sviluppi delle ricerche, come pure alcune collane nate nei Dipartimenti di Fisica ed un certo numero di volumi apparsi con case editrici straniere, nonché numerosi capitoli in volumi editi da colleghi americani.

Va poi citata l’esperienza romana della Rivista di Storia della Scienza, i numerosi articoli pubblicati sugli Studies in Physical and Biological Sciences, Annals of Science, Archives for the History of Exact Sciences, e l’esperienza più recente di Physics in Perspective.

Rilevanti sono sempre stati i rapporti con la SIF: dal 1985 al 1994 il gruppo ha tenuto il convegno nazionale in una sessione dei convegni SIF. Alcuni volumi di storia della fisica sono apparsi nella collana della SIF, e un rinnovato Giornale di Fisica per un periodo, seguito poi dai Quaderni di storia della fisica, sono dedicati a tematiche storiche.

Rilevanti anche i rapporti con la European Physical Society: l’Interdivisional Group of History of Physics è nato nel 1989 su iniziativa italiana. Esso ha organizzato una sessione dell’EPS 8 ad Amsterdam, nel 1990, ed una dell’EPS 9 a Firenze, nel 1993, oltre a propri convegni di Storia della Fisica nel 1992 a Como (fig. 4), nel 1995 a Berlino, nel 1997 a Parigi, nel 1999 a Como, e nel 2000 a Berlino.

3.5 Il superamento della crisi del nuovo millennio e le nuove sfide

Lo slancio “eroico” per le proprie attività che ha sempre caratterizzato il GNSF prima, e la SISFA poi, non è venuto meno neanche con l’ingresso negli anni 2000, come facilmente si percepisce dalla quantità e qualità dei contributi, rintracciabili negli atti dei congressi societari annuali. Tuttavia, il pressoché inesistente ricambio (e affiancamento) generazionale – salvo sporadici casi – dopo vent’anni di vita autonoma, unitamente ad una politica sufficientemente cieca – in ambito accademico e non – nel riconoscere la rilevanza culturale della storia della fisica e dell’astronomia, e quindi nel supportare il detto ricambio, ha provocato una crisi profonda nei primi anni del nuovo millennio. Le lunghe presidenze di Pasquale Tucci e di Enrico Giannetto prima, e Lucio Fregonese poi, hanno tentato di porre degli argini a tale crisi in diverse direzioni, e si sono quindi gettate le opportune basi per un rilancio della Società, riscontrabile nell’ultimo decennio.

A partire dal 2012 un inizialmente lento ma progressivo consolidamento della SISFA è stato messo in atto, volto principalmente a far prendere coscienza dei contributi culturali degli storici della fisica manifestati nei diversi ambiti di azione, dal mondo accademico e universitario a quello dell’insegnamento scolastico, inclusi i rapporti con realtà museali, archivistiche, ecc. Il primo risultato visibile è stato innanzitutto quello della creazione di un gruppo di discussione (tramite i nuovi mezzi tecnologici) che, sulla falsariga delle assemblee societarie annuali, ma aperto a soci e simpatizzanti, facesse costantemente emergere proposte, consolidare (e far nascere) collaborazioni e, in generale, stimolasse l’attività dei diversi soggetti e realtà esistenti in Italia, non necessariamente limitate alla fisica e all’astronomia. Lo sviluppo adeguato di un proprio sito web, costantemente aggiornato, si è poi rivelato un vero punto di riferimento per gli storici della fisica e dell’astronomia, che ancor più hanno ritrovato la propria vera identità.

Ugualmente significativa, in tale direzione, è stata l’attività concernente la gestione dei congressi annuali, cui hanno via via contribuito (anche finanziariamente) realtà locali e nazionali importanti (basti citare l’INFN, l’INAF e le varie istituzioni accademiche e amministrative locali). In questa va inclusa anche la gestione della pubblicazione degli atti dei congressi, che ha visto una vera svolta riguardo la sua stabilità, sia nella definizione di regole generali per la loro stesura che nella collaborazione editoriale con case editrici universitarie italiane, garantendo anche un accesso aperto a tutti i contributi degli autori.

Il consolidamento finanziario della Società operato negli ultimi anni ha permesso, poi, di incominciare a mettere in atto quelle iniziative “pratiche” – certamente poco più che simboliche al momento – atte a stimolare gli studi storici nel campo della fisica e dell’astronomia da parte di giovani ricercatori, in vista di quel ricambio o affiancamento generazionale menzionato sopra. In tale direzione, l’istituzione di un Premio di Laurea SISFA, assegnato annualmente durante il Congresso Nazionale, rivela molto bene le forze giovani che si celano su tutto il territorio nazionale, nonché l’interesse per certi temi di studio emergenti già in ambito di formazione universitaria.

Non da ultimo è importante citare le collaborazioni con altre Società che coltivano interessi comuni, e che ha portato la SISFA a convenzioni, oltre che con la SIF e l’AIF, anche con la Società Italiana di Storia delle Matematiche (SISM), la Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza (SILFS), la Società Astronomica Italiana (SAIt) e quella di Archeoastronomia (SIA). Tali convenzioni hanno contribuito ad uno scambio di esperienze (e di soci), che tanto beneficio ha apportato non solo alla cultura storica espressa dalle diverse realtà. In ambito internazionale, invece, la SISFA ha trovato il suo partner ideale nella European Society for the History of Science (ESHS), di cui è attualmente socio istituzionale: diversi soci SISFA continuano a contribuire ai lavori storico-scientifici e amministrativi della ESHS, ma la SISFA contribuisce ora anche istituzionalmente a stimolare e organizzare convegni e simposi per i soci della ESHS.

Tali collaborazioni hanno portato, in tempi recenti, ad un cospicuo allargamento delle attività societarie che, dall’organizzazione dei congressi annuali, si è estesa a quella regolare di workshop tematici nazionali ed internazionali, a partire da quelli in collaborazione con i didattici della fisica, che hanno sempre rivelato una forte attenzione degli insegnanti di scuola superiore ai temi storici. La partecipazione, poi, ad attività divulgative di rilievo locale e nazionale, tra cui la Notte Europea dei Ricercatori, e il lancio di una propria newsletter con cadenza regolare, completano il quadro delle nuove sfide che la SISFA è attualmente chiamata ad affrontare.

4 Contributi in diverse direzioni

Oltre le attività riguardanti direttamente le ricerche in storia della Fisica, inserite sia in ambito nazionale che internazionale, le diverse realtà italiane hanno contribuito in modo rilevante anche in campi in cui la materia svolge un interesse precipuo: il patrimonio storico-scientifico-culturale da un lato, e la didattica della Fisica dall’altro.

4.1 Il patrimonio scientifico-culturale: archivi, musei, biblioteche

Una delle linee di ricerca innovative a livello nazionale è stata quella dedicata alla salvaguardia, restauro, catalogazione, conservazione, esposizione del patrimonio storico scientifico delle collezioni degli Istituti e Dipartimenti di Fisica in Italia. Nel 1985 un comitato, coordinato da Dragoni, svolge una ricognizione sul patrimonio strumentale, ed il Gruppo propone al CNR un progetto finalizzato. Dopo alcuni incontri con il presidente del CNR Rossi Bernardi, alcune sedi ottengono finanziamenti nel 1986-7, sufficientemente cospicui se riferiti alla dotazione ordinaria. Nel 1986, a Firenze, si svolge un incontro che dà luogo ad una cooperazione con l’Istituto e Museo di Storia della Scienza, e tra il 1989 e il 1990 si svolgono convegni sul patrimonio storico scientifico italiano a Milano, Bologna, Pavia. Di particolare rilievo fin dai primi anni '80, a tale proposito, il ruolo di Paolo Brenni.

Viene poi costituito il Comitato 15 del CNR, aprendosi un nuovo canale di finanziamento per le unità che si dedicano alle attività museali (nel 1988 viene dato un contributo di 60 milioni di lire). Alcune unità stimolano il comitato a non considerare solo il contributo della scienza e della tecnologia alla salvaguardia del patrimonio artistico, ma a considerare i beni scientifici come beni culturali. Nel 1992 parte il progetto strategico e finalizzato sui beni culturali, con il pieno riconoscimento dei beni scientifici come beni culturali e con la piena partecipazione di alcune unità, che quindi ricevono finanziamenti. Nel 1999 una commissione CRUI viene dedicata al coordinamento dei musei scientifici universitari, e le collezioni scientifiche cominciano poi ad essere inquadrate in sistemi museali di ateneo.

Notevoli i contributi anche dal punto di vista archivistico: a Roma l’archivio Amaldi, a Milano l’archivio dell’Osservatorio Astronomico di Brera, a Genova una collaborazione agli archivi di J.J. Thomson, a Pavia archivi sulla Fisica dello Stato Solido e (poi) sulla Storia della Fisica Italiana. Analoga attenzione è stata dedicata ai volumi di alcuni rilevanti fondi storici, con catalogazioni specializzate e inserimento dei volumi in OPAC, come ad esempio a Milano, Bologna, Pavia.

Numerose le mostre organizzate, tra cui citiamo solo Mille anni di scienza in Italia, una cooperazione con il Museo della Scienza di Firenze e con 13 sedi in Italia.

La legge “Ruberti” del 1991 (poi Legge 6/2000) sulla diffusione della cultura scientifica ha contribuito a stabilire un ponte con le attività degli storici della scienza e a diffondere e divulgare i risultati degli storici della fisica, i finanziamenti avendo consentito numerose attività ad alcune unità. Membri del gruppo a più riprese hanno fatto parte del comitato promotore, e molte sedi hanno partecipato per numerosi anni alla settimana della cultura scientifica. Citiamo, a titolo di esempio, le attività di Roberto Mantovani e l’esperienza del Gabinetto di Fisica a Urbino (fig. 5 e fig. 6).

4.2 Storia e didattica della fisica

Negli anni ‘80 la casa editrice Loescher pubblica una serie di antologie storico-didattiche con brani originali e commenti. La collana, diretta da Paolo Rossi, ha grande successo, e numerosi sono i volumi curati da storici della Fisica.

Dopo le esperienze dei corsi per docenti di scuola al Deutsches Museum, nel 1987 viene fondato (a Pavia) il Gruppo di Storia della Fisica dell’Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF), portato avanti con bravura e dedizione da Antonio Gandolfi. Particolare attenzione è stata dedicata alle attività degli insegnanti con numerosi corsi; ad esempio, il gruppo nazionale organizza una sessione tematica annuale ai convegni nazionali AIF sull’utilizzo della storia della fisica per il rinnovamento della didattica. Nel 1995, la rivista La Fisica nella Scuola ha dedicato un numero unico al tema.

Qui è importante anche ricordare i contributi italiani al dibattito internazionale sul tema. Nel 1983, con la collaborazione di Peter Kennedy della Commission on Physics Education della IUPAP, a Pavia viene organizzato un convegno internazionale su History of Physics in Innovatory Physics Education. Numerosi gli oratori stranieri, tra i quali John Heilbron, Steven Shapin, Peter Collins, Walter Jung, Gerd Buchdahl. Il convegno ha molto successo, e dà vita ad un gruppo europeo che prosegue il lavoro con convegni a Monaco (1986), Parigi (1988), Cambridge (1990), Madrid (1992), Szombathely (1994), Bratislava (1996), Como-Pavia (1999). Qui l’impegno si unisce a quello di Michael Matthews, che nel 1989 aveva fondato a Tallahassee l’International History and Philosophy of Science Teaching Group, con convegni a Kingston (1992), Minneapolis (1995), Calgary (1996), Como-Pavia (1999), Denver (2001), e poi molti altri. Nel 1991 Matthews fonda la rivista Science & Education, che esprime autorevolmente le ricerche nel nuovo settore, e che ha pubblicato numerosi contributi di autori italiani.

4.3 Contributi italiani ai dibattiti e istituzioni internazionali

La storia della fisica italiana è inserita in numerose organizzazioni internazionali, alle quali ha spesso partecipato dalla loro fondazione. Oltre all’EPS e all’IHPSTG, possiamo menzionare anche il Centre d’Histoire des Sciences de La Villette, la European Society for the History of Science e la Commission on the History of Modern Physics della DHST. Anche le cooperazioni internazionali in progetti sono state numerose e di vario tipo, a partire dal CERN History Project; a mo’ di esempio, citiamo solo una esperienza recente, dedicata ad Alessandro Volta, il progetto Nuova Voltiana, il cui motore è stato Lucio Fregonese, e che ha visto una delle ultime – purtroppo – partecipazioni di Tagliaferri.

Le celebrazioni del bicentenario della pila di Volta e del centenario della Relatività Ristretta hanno, poi, dato luogo a iniziative e collaborazioni importanti, e sono state adeguatamente finanziate.

Infine, è da segnalare la nascita a Berlino, un quarto di secolo fa, del Max Planck Institute for the History of Science (MPIWG) che, dopo la chiusura del Dibner Institute al MIT di Boston, è diventato il maggior centro mondiale di storia della scienza. Aperto a collaboratori di tutti i paesi, e all’avanguardia nelle ricerche specifiche e nelle metodologie, l’Istituto accoglie un elevato numero di storici della fisica italiani, soprattutto nel Dipartimento di Storia della Fisica coordinato da Jürgen Renn.

5 Conclusioni

Dopo quaranta anni, si può dire che alcuni risultati sono stati raggiunti. La storia della fisica italiana dal Settecento ad oggi è stata studiata in dettaglio, e notevoli contributi sono stati dati al dibattito internazionale e alla nascita di organizzazioni internazionali. Il patrimonio storico-scientifico dei Dipartimenti di Fisica è stato salvato, valorizzato, studiato, e la storia della fisica è stata applicata con successo al rinnovamento della didattica della fisica. In una situazione storica nella quale la collocazione accademica della storia della fisica è particolarmente difficile, testimoniata anche dall’assenza di un dottorato in Storia della Fisica, la SISFA continua ad esprimere passione e professionalità per un superamento della divisione tra le due culture, con la convinzione che un tale obiettivo possa essere di vantaggio alla più generale comunità dei fisici.

Parafrasando Johann Christian Poggendorff nelle sue lezioni di Storia della Fisica, tenute poco più di cent’anni prima della fondazione del GNSF italiano:

Noi ci siamo imposti la missione di seguire, fin dalle origini, lo sviluppo di una lunga serie di brillanti conquiste dovute, non alla forza brutale delle armi, ma alla sola forza dello spirito, in uno dei settori più ricchi e importanti della natura oggettiva.

La missione è certamente bella e utile, e più gradevole, su molti aspetti, di quella che consiste a seguire i destini dei popoli e degli imperi, ma essa non è facile. [...]

Colui che vuole insegnare o apprendere una scienza si accontenta di conoscerla nella situazione attuale; egli semina i frutti e si preoccupa poco di sapere dove e come essi sono cresciuti. In storia, è tutto il contrario. Si vuole seguire l’albero già alla radice; si vuole abbracciare tutta la sua esistenza, dal primo germoglio debole fino al momento in cui lo osserviamo cambiare in migliaia di rami. Anzi, si domanda ancora di più: non si vuole semplicemente vedere l’albero durante la sua crescita, ma conoscere anche quelli che se ne sono presi cura, e quelli che hanno danneggiato il suo sviluppo.

La “bella e utile” missione della SISFA, dopo quarant’anni di attività, rimane dunque immutata, sempre rivolta con passione a quelle conquiste dovute “non alla forza brutale delle armi, ma alla sola forza dello spirito”. Le sfide che si pongono innanzi ad essa, in un mondo che – probabilmente – è più interessato a “seguire i destini dei popoli e degli imperi”, piuttosto che ad abbracciare quell’albero in “tutta la sua esistenza, dal primo germoglio debole fino al momento in cui lo osserviamo cambiare in migliaia di rami”, sono certamente molto ardue. Non da pochi, infatti, inclusi coloro che hanno in mano i “destini dei popoli e degli imperi”, lo studio della storia della scienza e delle diverse discipline scientifiche è ritenuto quasi una inutile perdita di tempo: contano, forse, solo i risultati raggiunti da quella scienza, con il solo obiettivo di averne sempre più. La fatica del ragionare sui processi di evoluzione non ossequia, infatti, la moda attuale. Tuttavia, come scrive ancora Poggendorff:

la nostra scienza è forte e antica, e le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Essa ha seguito, nella sua evoluzione, la marcia generale dell’umanità: si trova nei suoi destini un riflesso di civilizzazione delle diverse epoche e dei diversi popoli, dove essa potrà, non senza ragione, dare la misura.

La situazione attuale è certamente un riflesso della civilizzazione della nostra epoca, ma gli storici della fisica e dell’astronomia sono chiamati – in Italia come all’estero – ad illuminare la “marcia generale dell’umanità”, con lo spirito critico dei loro studi e delle loro azioni che provvederanno a “darne la misura”. I risultati di questi primi quarant’anni di lavoro ben incoraggiano nel cammino futuro già intrapreso dalla comunità dei fisici, che sempre più affina il suo sguardo critico verso le ricerche attuali, guidata dalla consapevolezza della propria storia.